Una dieta povera di flavonoli, sostanze nutritive presenti in alcuni tipi di frutta e verdura, favorisce la perdita di memoria legata all’età. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto su larga scala da un gruppo di ricercatori della Columbia University e del Brigham and Women’s Hospital di Harvard. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Lo studio ha coinvolto più di 3.500 adulti anziani sani, i quali che sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un integratore giornaliero di flavonoli, in pillole, o un placebo per tre anni. L’integratore attivo conteneva 500 mg di flavonoli, tra cui 80 mg di epicatechine, una quantità che gli adulti dovrebbero assumere con l’alimentazione.
Si accende una nuova speranza per tutti coloro che hanno ereditato un gene difettoso che provoca una perdita progressiva dell'udito. Un gruppo di ricercatori del Mass Eye and Ear (Usa), membro del Mass General Brigham, ha dimostrato sui topi, per la prima volta, il successo e l’efficacia di una nuova terapia genica. Attraverso l'utilizzo di un virus adenoassociato (AAV) come vettore e lo sviluppo di un modello di topo anziano con una mutazione equivalente a quella del gene umano TMPRSS3 difettoso, che in genere provoca una perdita progressiva dell’udito, gli scienziati hanno dimostrato che è possibile correggere il problema inserendo il gene “sano”. I risultati di questo rivoluzionario lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Therapy.
Dormire bene è fondamentale per mantenere in salute il cervello. Al contrario soffrire di apnea del sonno può aumentare il rischio di ictus, di malattia di Alzheimer e di declino cognitivo. Questo è quanto ha scoperto una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Neurology e condotta dalla Mayo Clinic di Rochester, Minnesota. I ricercatori hanno rilevato un'associazione tra disturbi del sonno e i biomarcatori legati ad alcune patologie del cerebrali. I biomarcatori considerati misurano il grado di conservazione della materia bianca, che è importante per collegare diverse parti del cervello.
Nel cervello potrebbe celarsi la chiave per combattere l'obesità. Un team di ricercatori del Garvan Institute of Medical Research, in Australia, ha infatti individuato un gruppo di cellule cerebrali che stimola l’appetito anche quando c’è un eccesso prolungato di energia nel corpo, ovvero in presenza di un accumulo eccessivo di grasso, condizione tipica dell’obesità. La ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism, apre la strada a nuovi approcci terapeutici per contrastare la difficile lotta contro i chili di troppo.
Sappiamo da tempo che potrebbe esserci una correlazione tra il virus responsabile della mononucleosi e la sclerosi multipla, solo che gli scienziati non avevano capito come e perché. Ora però un nuovo studio del Karolinska Institutet ha svelato il mistero dietro questa insolita “parentela”, rivelandone i meccanismi sottostanti. I risultati, pubblicati sulla rivista Science Advances, mostrano che alcuni individui hanno anticorpi contro il virus che attaccano erroneamente una proteina nel cervello e nel midollo spinale.
La nourseotricina, un composto naturale prodotto da un fungo del suolo, potrebbe aiutare nella lotta ai batteri resistenti agli antibiotici. A scoprirlo è uno studio della Harvard Medical School, pubblicato sulla rivista Plos Biology. I ricercatori hanno esaminato questo antibiotico naturale, che contiene diverse forme di una molecola complessa chiamata streptotricina. Scoperta negli anni ’40, questa sostanza era stata considerata un potenziale alleato contro i batteri Gram-negativi, particolarmente difficili da contrastare con altri antibiotici. La nourseotricina si è però rivelata tossica per i reni, per cui il suo potenziale non è stato approfondito.
Il lavoro a turni fa male alle donne. Dopo anche sole 4 settimane possono infatti verificarsi alterazioni dell'orologio biologico e ridurre la fertilità femminile. A lanciare l'allarme è uno studio presentato durante il XXV Congresso Europeo di Endocrinologia dagli scienziati dell’Institute of Cellular and Integrative Neurosciences e dell’Università di Strasburgo. Per valutare gli effetti associati all’interruzione del ritmo circadiano. i ricercatori hanno utilizzato un modello murino, sperando che i dati raccolti possano contribuire allo sviluppo di future strategie destinate alle donne che ricercano una gravidanza.
Un dispositivo con un mini-elettrodo adatto alla curvatura del midollo spinale per rigenerare le lesioni. È quanto sta mettendo a punto ENEA, in collaborazione con Sapienza Università di Roma e l’azienda RISE Technology, nell’ambito del progetto europeo RISEUP, al quale partecipano anche partner spagnoli (UPV - Universitat Politècnica de València e CIPF - Centro Investigación Príncipe Felipe) e francesi (CNRS - Centre National de la Recherche Scientifique). Il dispositivo si basa a tutti gli effetti su una strategia innovativa che sfrutta la stimolazione elettrica di cellule staminali trapiantate nella regione danneggiata.
Negli ultimi anni l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di molti tipi di tumore. Ma per quanto possa essere straordinariamente efficace contro alcuni, non lo è per nulla contro altri. Fino ad oggi non sapevamo il perché di questa differenza di efficacia. Un nuovo studio dell’Harvard Medical School e del Dana-Farber Cancer Institute suggerisce un nuovo possibile fattore chiave che potrebbe influenzare i risultati della terapia immunitaria: il microbiota intestinale, ovvero quei miliardi di microorganismi che vivono nell’intestino umano. Lo studio, pubblicato su Nature, ha dimostrato come i microbi dell’intestino aumentino la risposta del corpo a un tipo comune di immunoterapia nota come checkpoint PD-1, attualmente utilizzata per il trattamento di 25 forme di cancro.
È sbagliato farsi beffe degli uomini che si lamentano quando prendono l'influenza. La loro infatti potrebbe non essere una semplice reazione esagerata e i loro sintomi potrebbe essere effettivamente più forti e fastidiosi di quelli delle donne. La cosiddetta "influenza maschile" esiste davvero e a trovarne una spiegazione scientifica è stato uno studio dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), pubblicato sulla rivista Nature Immunology. In generale, le donne tendono ad avere sistemi immunitari più forti e questo potrebbe essere dovuto al fatto che le donne hanno due cromosomi X, mentre gli uomini ne hanno solo uno. Nel nuovo studio i ricercatori hanno individuato le specifiche differenze nei sistemi immunitari di uomini e donne, che potrebbero spiegare perché per Lui è più dura superare un’influenza rispetto a Lei.
Il maraviroc, un farmaco attualmente in uso contro l'Hiv, potrebbe proteggere l’organismo dall’accumulo di proteine correlate alla demenza. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Cambridge Institute for Medical Research e dell’UK Dementia Research Institute presso l’Università di Cambridge, in uno studio pubblicato sulla rivista Neuron. Il farmaco testato dagli studiosi agisce prendendo di mira CCR5, proteina che compromette la capacità del cervello di liberarsi delle sostanze tossiche responsabili della demenza.
Un farmaco intelligente che è in grado di regolare gli ormoni nello stomaco, “accendendo” l'interruttore della fame e “spegnendo” quello della nausea. E’ quanto ha messo a punto un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e del Brigham and Women’s Hospital in uno studio pubblicato sulla rivista Science Robotics. Gli ormoni rilasciati dallo stomaco, come la grelina, spiegano gli esperti, sono prodotti dalle cellule endocrine che fanno parte del sistema nervoso enterico, che controlla la fame, la nausea e la sensazione di sazietà. I ricercatori hanno utilizzato una capsula ingeribile che fornisce corrente elettrica alle cellule bersaglio inducendole a produrre grelina. Questo approccio potrebbe rivelarsi utile per il trattamento di malattie che comportano nausea o perdita di appetito, come la cachessia, la diminuzione di massa corporea che spesso si manifesta nei pazienti oncologici.
Il pisolino che in molti si concedono durante il giorno non è così innocuo come invece si può immaginare. Se supera infatti i 30 minuti aumentano le probabilità di essere in sovrappeso, di soffrire di pressione alta e di diabete. E' quanto ha decretato uno studio del Brigham and Women’s della Harvard Medical School, pubblicato sulla rivista Obesity. I ricercatori hanno esaminato i dati di 3.275 adulti della regione spagnola di Murcia. Gli studiosi hanno raccolto dettagli riguardanti i loro sonnellini e altri fattori relativi allo stile di vita. Sono arrivati così a classificare il campione in tre categorie: “nessuna siesta”, “pisolini più brevi di 30 minuti” e “pisolini più lunghi di 30 minuti”.
Nei prossimi 10 anni un esercito di zanzare “modificate” verranno rilasciate in molte aree urbane del Brasile con l'obiettivo di proteggere la popolazione da malattie come la Dengue. Lo ha annunciato il World Mosquito Program, organizzazione senza scopo di lucro della Monash University che lavora per proteggere la comunità globale dalle malattie trasmesse dalle zanzare come Dengue, Zika, febbre gialla e Chikungunya. Le zanzare che i ricercatori vogliono rilasciare sono state modificate “aggiungendo” un batterio chiamato Wolbachia che impedisce all’insetto di trasmettere virus.
Brutte notizie per gli amanti del fritto. Il consumo frequente di alimenti sottoposti a questa “gustosa” tipologia di cottura può avere conseguenze molto negative per la salute mentale. Uno studio condotto su 140.728 persone dalla storica università di medicina cinese Zhejiang University ha dimostrato che mangiare spesso cibi fritti, soprattutto le patatine fritte, è fortemente associato ad un rischio più elevato del 12% di soffrire d'ansia e del 7% di soffrire di depressione. Queste associazioni sono più marcate tra i consumatori maschi e più giovani.
Per la prima volta è stata identificata la “firma genetica”" delle cellule epatiche pre-maligne che potrebbero portare allo sviluppo del cancro al fegato. Ad annunciarlo è stato un gruppo di ricercatori della Curtin University (Australia) in uno studio pubblicato sulla rivista Cell Genomics. I ricercatori hanno scoperto che quantificare le cellule del fegato pre-maligne nei pazienti con malattia epatica potrebbe aiutare a determinare il loro rischio futuro di sviluppare il cancro al fegato. Questa scoperta potrebbe potenzialmente salvare vite umane cambiando il modo in cui i pazienti con malattie epatiche croniche vengono “stadiati” e monitorati in base al loro rischio di cancro .
Le persone con problemi di udito sono notoriamente più a rischio demenza. Probabilmente è per questo che l'utilizzo di apparecchi acustici è in grado di rallentare e ritardare il declino cognitivo. A dimostrarlo è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Shandong (Cina) e pubblicato sulla rivista The Lancet. Il lavoro ha coinvolto un campione di 437.704 persone che facevano parte del database della biobanca del Regno Unito. L’età media dei partecipanti allo studio al momento del reclutamento era di 56 anni e il tempo medio di follow-up è stato di 12 anni.
È di nuovo emergenza turismo procreativo. Dopo la “pausa forzata” legata alla pandemia, le coppie italiane con problemi di fertilità hanno ripreso a viaggiare all’estero con la speranza di realizzare il sogno di diventare genitori. E questa volta i numeri della fuga sono addirittura superiori rispetto a quelli registrati nel 2019, in periodo pre-Covid. Sono infatti oltre 13mila le coppie italiane che cercano aiuto fuori dai confini nazionali, nonostante in Italia ci siano specialisti e centri di indubbia eccellenza. A lanciare l’allarme sono stati gli specialisti riuniti in occasione del 6° Congresso Nazionale della Società italiana di riproduzione umana (SIRU), che si è tenuto a Roma.
Una concentrazione elevata di litio nell’acqua potabile assunta in gravidanza potrebbe essere correlata a un rischio maggiore che i bambini sviluppino un disturbo dello spettro autistico. Questo inquietante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università della California a Los Angeles e della Yale University School of Public Health, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of American Medical Association Pediatrics.
Nella regione orientale dell’Ucraina, nella città di Kharkiv e nella regione di Kharkiv le malattie infettive sono in drammatico aumento. A lanciare l'allarme è una ricerca che verrà presentata al Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, che si terrà a Copenaghen dal 15 al 18 aprile. La ricerca condotta dall’Università Medica Nazionale di Kharkiv, in Ucraina, ha esaminato come i feroci combattimenti nella regione di Kharkiv, che è stata sotto attacco fin dai primi minuti dell’invasione russa dell’Ucraina e continua ad essere sotto il fuoco di razzi e artiglieria, abbiano significativamente compromesso l’accesso alle cure mediche, alle vaccinazioni di routine e alla risposta allo scoppio di malattie infettive.