Concentrare nel weekend la quantità di attività fisica settimanale raccomandata riduce il rischio di sviluppare in futuro ben 264 malattie. Lo ha scoperto uno studio del Massachusetts General Hospital, pubblicato sulla rivista Circulation. “È noto che l’attività fisica influisce sul rischio di molte malattie. Qui dimostriamo i potenziali benefici dell’attività dei ‘guerrieri del fine settimana’ sul rischio non solo di malattie cardiovascolari, come abbiamo evidenziato in passato, ma anche di malattie future che abbracciano l’intero spettro, da condizioni come le malattie renali croniche ai disturbi dell’umore e altre”, spiega Shaan Khurshid del Demoulas Center for Cardiac Arrhythmias del Massachusetts General Hospital e coautore dello studio con Patrick Ellino, primario di Cardiologia e co-direttore del Corrigan Minehan Heart Center del Massachusetts General Hospital.
I maiali possono essere un veicolo di trasmissione per un ceppo del virus dell’epatite E, HEV, comune nei ratti, che è stato recentemente legato a infezioni umane. Lo rivela uno studio dell’Ohio State University, riportato sulla rivista PNAS Nexus. Da quando è stato segnalato il primo caso umano in una persona con sistema immunitario depresso a Hong Kong nel 2018, sono stati registrati almeno 20 casi umani in totale, anche in persone con funzioni immunitarie normali. Le persone infettate dall’HEV dei ratti non hanno riferito di essere state esposte a questi animali, lasciando indefinita la causa dell’infezione. Tra i principali sospetti delle infezioni umane da HEV, in molti casi, è il consumo di carne di maiale cruda, che rappresenta una via potenziale anche per l’HEV dei ratti.
I neonati alimentati esclusivamente con latte materno durante la degenza ospedaliera hanno un rischio del 22 per cento più basso di sviluppare asma nella prima infanzia rispetto a chi invece riceve l’aggiunta di latte artificiale. A dimostrarlo è uno studio condotto dagli scienziati del Center for Breastfeeding Medicine presso il Cincinnati Children’s Hospital Medical Center, presentato durante la Conferenza nazionale 2024 dell’American Academy of Pediatrics a Orlando. I ricercatori, guidati dalla scienziata Laura Placke Ward, ha esaminato i dati relativi a 9.649 bambini nati presso il centro ospedaliero.
Le visite ai pronto soccorso pediatrici per malattie legate al calore sono aumentate del 170 per cento negli ultimi 10 anni. Questo è l’allarmante risultato che emerge da uno studio condotto dagli scienziati della Florida State University College of Medicine, presentato durante la conferenza dell’American Academy of Pediatrics. I ricercatori ha analizzato in totale 542 casi di visite al pronto soccorso correlate al caldo. Sono state prese in considerazione le tendenze recenti, i dati demografici e gli esiti nei bambini in caso di malattie provocate dalle temperature elevate.
Nonostante ci siano una moltitudine di alimenti ricchi di ferro, dalla carne al pesce fino alle verdure e ai legumi, quasi un adulto su tre ne è invece carente. Compresi coloro che non presentano i tipici fattori di rischio per questa condizione e che, pertanto, potrebbero non essere sottoposti a screening. A rivelare questa “epidemia” di carenza di ferro, spesso inconsapevole, diffusa tra la popolazione è un nuovo studio del Brigham and Women’s Hospital di Boston, i cui risultati sono stati pubblicato sulla rivista JAMA Network Open.
Negli imballaggi alimentari vengono utilizzate 3.601 sostanze chimiche, che restano poi evidenti all’interno dell’organismo umano con conseguenze potenzialmente pericolose per la salute. A scoprirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Food Packaging Forum e di varie istituzioni accademiche, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology. In particolare, i ricercatori hanno descritto la diffusa esposizione umana alle sostanze chimiche a contatto con gli alimenti (FCC) e riporta casi di contaminazione riscontrati in campioni di urina, sangue e latte materno.
La resistenza agli antibiotici potrebbe causare oltre 39 milioni di morti entro il 2050. Questo allarmante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati del Global Research on Antimicrobial Resistance (GRAM) Project, i cui risultati sono stati pubblicato sulla rivista The Lancet. Già riconosciuta come una delle principali sfide per la salute, la resistenza agli antibiotici è destinata a peggiorare. Per la prima volta, questo studio ne valuta l’impatto.
Una riduzione dell’inquinamento atmosferico può aiutare a ridurre il rischio di malattia di Parkinson. E’ quanto emerge da uno studio guidato dal Barrow Neurological Institute, negli Usa, e pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. Gli autori hanno lavorato con 346 pazienti con Parkinson e hanno scoperto che l’esposizione agli inquinanti PM 2,5 e NO 2 (biossido di azoto) è associata ad aumenti statisticamente significativi del rischio di Parkinson.
Un farmaco comunemente utilizzato per il trattamento del cancro al midollo osseo e il sarcoma di Kaposi, si è dimostrato promettente anche contro la teleangectasia emorragica ereditaria (HHT), un raro disturbo emorragico che colpisce una persona su 5.000 in tutto il mondo. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto dagli scienziati dei National Institutes of Health (NIH). Il team, guidato dagli scienziato Andrei Kindzelski e Keith McCrae, ha arruolato 144 adulti con la teleangectasia emorragica ereditaria in cura presso 11 centri medici statunitensi, tra il 5 novembre 2019 e il 27 giugno 2023.
Alcuni cosmetici contengono sostanze chimiche che alterano l’equilibrio ormonale e questo potrebbe spiegare la tendenza “allarmante” delle ragazze di entrare nella pubertà prima previsto. Queste sono le conclusioni di uno studio finanziato dal governo degli Stati Uniti, da cui è emerso che queste sostanze chimiche, presenti anche nei detersivi, bloccano e imitano la produzione di ormoni responsabili dell’inizio della pubertà nelle ragazze, come quelli responsabili dell’ovulazione. Si stima che l’età media della pubertà sia diminuita a partire dagli anni ’90, in particolare nelle ragazze rispetto ai ragazzi. I risultati dello studio – guidato da Natalie Shaw, neuroendocrinologa presso il National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) - sono stati pubblicati sulla rivista Endocrinology.
Svapare o fumare le sigarette tradizionali non fa alcuna differenza sulla forma fisica. Le prestazioni fisiche dei giovani che utilizzano le sigarette elettroniche, infatti, tendono a essere “pessime” quanto quelle dei coetanei che fumano le “bionde”. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori della Manchester Metropolitan University in uno studio presentato in occasione del congresso della European Respiratory Society a Vienna. Questi risultati vanno ad aggiungersi alle evidenze scientifiche le quali mostrano che l’uso a lungo termine delle sigarette elettroniche è dannoso e mettono in discussione la convinzione che svapare possa essere un’alternativa più sana al fumo.
Un farmaco per l’epilessia potrebbe ridurre i sintomi dell’apnea notturna, aiutando a prevenire l’interruzione temporanea della respirazione nei pazienti. Lo sostiene una ricerca presentata al congresso della European Respiratory Society a Vienna. L’apnea ostruttiva del sonno (OSA) è un problema respiratorio comune che colpisce circa una persona su 20. I pazienti spesso russano rumorosamente, la loro respirazione si interrompe e riprende durante la notte e possono svegliarsi più volte. Questo non solo provoca stanchezza, ma può anche aumentare il rischio di ipertensione, ictus, malattie cardiache e diabete di tipo 2.
I cosiddetti inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT-2) utilizzati per il trattamento del diabete di tipo 2 potrebbero prevenire la demenza, offrendo maggiori benefici con un trattamento più lungo. A suggerirlo è un ampio studio coreano guidato da Eun Ha Kang, della Seoul National University College of Medicine, pubblicato sul British Medical Journal. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, il numero di persone affette da demenza a livello globale dovrebbe raggiungere i 78 milioni entro il 2030 e il diabete di tipo 2 è associato a un rischio maggiore di sviluppare la demenza.
Le temperature basse e le ondate di freddo sono legate a un aumento di ricoveri ospedalieri per infarti. Lo rivela uno studio dell’Università di Harvard pubblicato su JACC e presentato al congresso della European Society of Cardiology. “Questo studio rivela che l’esposizione a breve termine a temperature dell’aria più basse e a periodi di freddo è associata a un aumento del rischio di ricovero per infarto miocardico, MI, dopo due e sei giorni, suggerendo che gli individui possono essere particolarmente vulnerabili a eventi cardiaci acuti durante i periodi di stress da freddo”, dice Wenli Ni, ricercatore dell’Università di Harvard e autore principale dello studio.
Secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, un farmaco attualmente utilizzato per la malattia renale cronica nei pazienti con diabete di tipo 2, ha dimostrato di ridurre il rischio di peggioramento e di morte cardiovascolare negli individui in cui il cuore non è dilatato ma conduce a una forma di scompenso cardiaco. Il farmaco potrebbe rappresentare una nuova opzione terapeutica efficace in questi pazienti per i quali sono pochi i trattamenti disponibili.
L’obesità infantile può contribuire allo sviluppo di comuni malattie della pelle immunomediate (IMSD), come l'alopecia areata, la dermatite atopica e la psoriasi. Mentre mantenere un peso sano potrebbe potenzialmente aiutare a ridurre le probabilità di sviluppare queste patologie. Queste sono, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto dal Seoul National University College of Medicine, in Corea del Sud. I risultati, pubblicati sul Journal of Investigative Dermatology, si basano sull'analisi dei dati riguardanti 2.161.900 bambini coreani, dal 2009 al 2020.
Il matrimonio fa bene alla salute, ma solo a quella degli uomini. Un nuovo studio che ha seguito oltre 7.000 canadesi, di mezza età e anziani, per circa tre anni ha scoperto che gli uomini sposati o che si sono sposati durante il periodo dello studio avevano il doppio delle probabilità di invecchiare in modo ottimale rispetto ai loro coetanei maschi che non si sono mai sposati. Mentre non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa tra le donne sposate e quelle mai convenute a nozze. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto dall’Università di Toronto, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista International Social Work.
Il digiuno intermittente, un regime alimentare molto popolare che è stato legato a una maggiore longevità, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare il tumore al colon. In uno studio condotto sui topi, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno scoperto che i roditori che digiunavano per 24 ore prima di mangiare presentavano un rischio “elevato” di formazione di tumori precancerosi nell’intestino. Questo, secondo quanto riportato sulla rivista Nature, potrebbe essere dovuto al fatto che la fase di “rialimentazione” ha reso le cellule intestinali iperattive, aumentando così il rischio di mutazioni cancerogene in caso di esposizione a determinati alimenti.
Una nuova ricerca condotta dall’Oregon Health & Science University rivela un approccio promettente per lo sviluppo di un vaccino antinfluenzale universale, che conferisce immunità a vita contro un virus in evoluzione. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications. I ricercatori hanno riferito che il vaccino ha generato una robusta risposta immunitaria nei primati non umani esposti al virus dell’influenza aviaria H5N1. Ma il vaccino non era basato sul virus H5N1 contemporaneo: i primati sono stati inoculati contro il virus della famigerata “Spagnola”, l’influenza che nel 1918 uccise milioni di persone in tutto il mondo.
La malattia parodontale è costantemente associata ad un aumento del rischio di depressione e ansia. Una nuova conferma arriva da uno studio condotto in Cina, presso il Dipartimento di Epidemiologia e Statistica Sanitaria della Qingdao University, e pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology. Gli esperti hanno usato i dati della Biobanca britannica relativi a 305.188 individui, il cui stato di salute orale è stato stimato all’inizio dello studio tramite questionari, come pure i sintomi di depressione e ansia, valutati utilizzando più volte il ‘Questionario di Salute Mentale (PHQ-4)’ in diversi intervalli di tempo.