Le donne, in genere, sono più attente ai problemi di salute, eppure i dati dell'Istituto Superiore di Sanità e quelli della recente indagine demoscopica mostrano una preoccupante disattenzione ai problemi cardiaci. Le cardiopatie sono in aumento e rappresentano ormai la principale causa di morte anche per il sesso femminile: in Italia l'infarto del miocardio uccide 33.000 donne l'anno - il triplo dei decessi causati dal tumore al seno. Il 49% delle donne in menopausa presenta ipertensione, il 38% ha ipercolesterolemia, il 48% non fa attività fisica, il 14% fuma più di 12 sigarette al giorno, il 30% è anche obeso, il 40% è in soprappeso e il 10% soffre di diabete. Questa la fotografia dell'ISS. Inoltre, sono state rilevate alcune carenze importanti: l'80% non ha mai misurato il proprio girovita, solo il 23% misura frequentemente la pressione arteriosa, il 33% non ne conosce i livelli normali. Circa il 40% delle donne non controlla regolarmente i propri livelli di colesterolo nè quelli di glicemia a digiuno e, soprattutto, il 51% non conosce quali dovrebbero essere i valori normali di colesterolo e glicemia.
Crisi economica, stress e insonnia mettono a rischio la salute del cuore e possono diventare fattori di rischio di fibrillazione atriale."In genere, la fibrillazione atriale colpisce il 10% degli ultra 70enni. È causata da una fibrosi atriale legata all'età, ma anche all'ipertensione e agli stili di vita", spiega Alessandro Capucci, direttore della Clinica di cardiologia dell'ospedale regionale Le Torrette di Ancona. "Rappresenta l'aritimia a più alto tasso di ricoveri in ospedale per anno". Lo specialista sottolinea il peso della carenza cronica di sonno: "In generale - riflette Capucci - i ritmi della vita moderna sono diventati insostenibili per tutti. Siamo fatti per muoverci, per usare tutti i muscoli, invece siamo inchiodati alle scrivanie o alle poltroncine dei meeting. Le uniche distrazioni sono le pause caffè, troppi se sono più di cinque al giorno". Infatti, nel 15% dei casi la fibrillazione atriale non ha rapporti con alcuna cardiopatia e il 2% dei pazienti è costituito da giovani under 30 che spesso hanno una familiarità per la patologia.
Un terzo degli americani ha perso il sonno a causa della crisi economica. Lo dimostra un'indagine condotta dalla National Sleep Foundation(NSF): il numero di chi soffre di insonnia è aumentato del 13% dal 2001 e negli ultimi otto anni la percentuale di americani che dorme meno di sei ore a notte è cresciuta dal 13% al 20% e quella di coloro che riposano almeno otto ore è diminuita dal 38% al 28%. "È facile capire perchè molte persone hanno problemi a cadere nelle braccia di Morfeo - sottolinea David Cloud, direttore della NSF - dato che attualmente i problemi legati al lavoro e al proprio conto in banca stanno aumentando. Ma il sonno è essenziale per la produttività e l'attenzione quando si è in ufficio e un elemento chiave per restare in salute e, quindi, portare lo stipendio a casa". Dormire la giusta quantità di ore ogni notte consente di fare attività fisica, di adottare stili di vita sani e dunque di lavorare con regolarità e al massimo delle proprie potenzialità. Tuttavia, solo il 32% di chi soffre di insonnia si rende conto di quanto questo possa influire sulla salute e ne parla con il proprio medico. Pare che la mancanza di sonno stia creando in America un vero e proprio problema di salute pubblica: il 54% degli adulti, cioè circa 110 milioni di persone munite di patente di guida, ha dichiarato di aver guidato in carenza di sonno almeno una volta nell'ultimo anno.
È stato individuato in un gene un ulteriore fattore di rischio per l'insorgenza di patologie come l'aterosclerosi o l'ipertensione.Uno studio condotto dall'Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Cagliari, in collaborazione con vari gruppi internazionali, ha scoperto che il gene COL4A1 è implicato nello sviluppo di rigidità arteriosa. I volontari coinvolti nello studio sono stati sottoposti alla misurazione della velocità dell'onda di polso (Pwv), un parametro usato per approfondire lo studio della rigidità o elasticità arteriosa. "Questo ci ha permesso di identificare varianti del gene COL4A1 in associazione con la Pwv, suggerendo, per la prima volta, che l'interazione tra cellula e matrice cellulare possa esercitare un ruolo importante nella regolazione della rigidità arteriosa" spiega Serena Sann, uno degli autori della ricerca. Ulteriori e approfonditi studi saranno necessari per comprendere il meccanismo d'azione di questo gene e poter così sviluppare nuovi interventi mirati a ritardare o prevenire i rischi associati a un'accelerata rigidità delle arterie.
Il matrimonio in crisi nuoce gravemente alla salute di entrambi i coniugi, ma soprattutto della moglie, che ha maggiori probabilità di sviluppare diabete, ictus, infarto o altre malattie cardiovascolari. Lo rivela uno studio condotto da psicologi dell'Università dello Utah (USA), su un campione di 276 coppie sposate in media da 20 anni, che hanno compilato un questionario relativo agli aspetti positivi e negativi dell'essersi uniti in matrimonio. Tutti sono stati sottoposti a una valutazione dello stato di salute ed è emerso che le donne con unioni in crisi erano più depresse e con un numero molto più alto di sintomi riconducibili, per esempio, alla sindrome metabolica. Al contrario, la salute dei mariti, anche in presenza di sintomi depressivi, non sembrava risentire delle difficoltà della vita matrimoniale. "Queste differenze di genere - sottolinea Tim Smith, uno degli autori della ricerca - sono interessanti perchè riguardano malattie che sono fra i principali killer del nostro tempo. Comprendere la relazione fra i fattori emozionali e questi disturbi è essenziale per prevenirli".
Sono almeno 200mila le ragazze italiane, a volte giovanissime, che soffrono di anoressia o bulimia nervosa."Si tratta di patologie in continuo aumento - evidenzia Roberto Ostuzzi, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare - tanto da rappresentare ormai un vero allarme sociosanitario. Far accettare una terapia a queste pazienti è particolarmente difficile, e per questo spesso i problemi diventano cronici". Il rischio è molto alto: nel 30% dei casi si parla di malattia molto resistente alle cure e di cronicità, con il manifestarsi di complicanze mediche o psichiatriche e rischi fatali. Così la mortalità per suicidio o per complicanze da malnutrizione è del 10% a 10 anni dall'inizio della malattia e del 20% a 20 anni. "Sono ragazze lucide, intelligenti, studiano con profitto o lavorano bene. Sono capaci di spiegare la propria situazione, ma continuano a negare il consenso alle cure. Certo - prosegue Ostuzzi - nelle situazioni più gravi è a volte necessario ricorrere a trattamenti salvavita coercitivi, ma si tratta di un'operazione molto difficile nella pratica, in base alla norme attuali che regolano il TSO (trattamento sanitario obbligatorio)".
Se troppo sale può portare all'ipertensione e aumentare il rischio di cardiopatie, non consumarne a sufficienza potrebbe scatenare depressione, spiegano i ricercatori dell'Università dell'Iowa (USA) su Physiology and Behaviour. Gli studiosi hanno scoperto che, in modelli animali, quando viene eliminato il sale dall'alimentazione si verificano comportamenti stravaganti, si evitano cibi e le attività preferite. "Cose che normalmente sarebbero piacevoli per questi animali - ha commentato Kim Johnson, psicologa e responsabile della ricerca - all'improvviso non lo sono più allo stesso modo. Questo ci ha portati a credere che un'assenza di sale, e di conseguenza il suo desiderio, possano indurre uno dei sintomi chiave associati alla depressione". La dose quotidiana raccomandata per gli adulti è di 4 grammi, anche se gli esperti spiegano che il corpo umano avrebbe bisogno solo della metà. "Lo studio ci suggerisce - conclude la psicologa - che il desiderio e il bisogno di sale possono essere collegati allo stesso sistema cerebrale dell'abuso e della dipendenza da droghe".
Un'indagine ha verificato che i telefoni cellulari utilizzati dal personale ospedaliero sono spesso contaminati da batteri e funghi, tra i quali patogeni tipicamente nosocomiali. La contaminazione si ha nel 95% dei casi, spesso con più di una specie e con ceppi resistenti. In effetti il 90% del personale ospedaliero non pulisce mai i propri telefoni e dunque possono facilitare la trasmissione di isolati batterici o di micosi da un paziente all'altro negli ambulatori e negli ospedali. La decontaminazione di routine dei telefoni cellulari con disinfettanti a base di alcool dovrebbe essere raccomandata.
I bambini allattati al seno vantano uno scheletro in media più grande e robusto a 4 anni di età rispetto ai coetanei nutriti solo con latte artificiale.Il dato emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell'MRC Epidemiology Resource Centre di Southampton (GB), presentato ad Atene all'ECCEO 2009, il congresso europeo sull'osteoporosi. I ricercatori hanno analizzato lo stile di vita e le abitudini alimentari di 645 coppie mamma-bambino fin dalla nascita dei piccoli, per poi esaminare e confrontare la salute delle ossa dei bimbi a 4 anni. In questo modo hanno notato "un'associazione tra il consumo di latte materno e le dimensioni e la densità ossea dello scheletro del bambini a 4 anni". La quantità di latte consumato in generale dai piccolissimi (materno o artificiale) non sembra influire sulla salute delle ossa nell'età della scuola materna, e un elevato consumo di latte vaccino a 4 anni non trova corrispondenza nella solidità scheletrica. Secondo gli studiosi britannici, l'effetto benefico del latte materno è concentrato in una fase di vita molto precoce ed è a breve termine.
Gli effetti della carenza di sonno (vale a dire dormire meno di 6 ore, rispetto alle 6-8 considerate la quantità moderata) sulla salute spaziano dal rischio di depressione, alla regolazione dell'appetito e del consumo di cibo, dalla mancanza di concentrazione alle patologie di natura infiammatoria.Ma non risparmiano nemmeno il cuore, o quanto meno i maggiori fattori di rischio cardiovascolare: diabete, ipertensione e obesità. Le ricerche presentate alla 49esima Cardiovascular Disease Epidemiology and Prevention Conference, dell'American Heart Associatione (AHA), sostengono infatti che chi dorme meno di sei ore ha 4,5 volte di più la probabilità di sviluppare alterazioni della glicemia a digiuno (fasting gluscose), condizione che può evolvere in diabete di tipo 2. Inoltre, è stato osservato che tra i bambini che avevano spesso problemi con il sonno, il 62% aveva maggiori probabilità di essere obeso. E, infine, tra le donne che dormivano meno di 6 ore, si verificava un significativo aumento della probabilità di avere ipertensione.
La Regione Abruzzo aumenta il ticket sui farmaci, ma lascia fuori dalla manovra quelli generici.
La norma, voluta dal commissario ad acta della
direzione Politiche della Salute della Regione Abruzzo, Gino Redigolo, ha, infatti, aumentato il ticket per il cittadino (0,50 centesimi a confezione per i farmaci di prezzo fino a 5 euro e 2 euro a confezione per quelli di prezzo superiore) escludendo dall'applicazione i farmaci non coperti da brevetto (farmaci generici) che si adeguano al prezzo di riferimento regionale.
Sono esentati dalla partecipazione alla spesa i cittadini rientranti nelle categorie già oggi beneficiarie di esenzione; i cittadini titolari di diritto all'esenzione in quanto affetti da malattie croniche e rare sono esentati totalmente dalla partecipazione alla spesa per i farmaci connessi al trattamento della patologia per la quale hanno diritto all'esenzione
Questa modalità prescrittiva è però scarsamente seguita dai medici e l'uso del generico in Abruzzo non decolla, benchè faccia risparmiare, e molto, il Servizio sanitario e il cittadino.
Un plauso all'iniziativa arriva dal presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti,secondo cui "va apprezzato il comportamento delle Regioni, quali l'Abruzzo, che fanno scelte a favore dell'impiego degli equivalenti: il solo mezzo oggi disponibile per tutelare la salute dei cittadini rispettando i vincoli di spesa". "Ci auguriamo - sottolinea in una nota Foresti - che l'esempio dell'Abruzzo faccia scuola. Sarebbe la via per portare l'Italia al livello degli altri paesi industrializzati, nei quali il farmaco equivalente, senza la marca ma con tutta la qualità cui il cittadino ha diritto, rappresenta la maggioranza delle prescrizioni".
VEDI ANCHE:
In Lazio il generico costa ancora meno! E ti cura bene
È stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge per oscurare i 300mila siti internet italiani che offrono consigli agli utenti per mettere in atto comportamenti anoressici e bulimici.Il testo prevede "l'introduzione del reato di istigazione all'anoressia e alla bulimia". L'iniziativa ha ricevuto l'appoggio pieno da Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Movimento italiano genitori (MoiGe): "Anoressia e bulimia sono due fenomeni in costante crescita tra i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 25 anni - spiega Munizzi - e i siti pro-Ana (che promuovono l'anoressia) e pro-Mia (che promuovono la bulimia) rappresentano un pericolo concreto perchè incitano i giovani a comportamenti anoressici e bulimici". "L'introduzione dell'articolo 580-bis del Codice Penale prevista dalla proposta", prosegue Maria Rita Munizzi "rappresenta uno strumento in grado di contrastare una consolidata realtà, ossia l'istigazione all'anoressia e alla bulimia, consentendo agli organi di polizia di intervenire direttamente nella Rete per impedire l'accesso alle migliaia di siti, blog e chat che rappresentano dei veri e propri manuali di istruzione per perseguire una magrezza ossessiva".
Sperimentazioni su modelli animali hanno dimostrato che una particolare combinazione di folati riduce il rischio di idrocefalo nel nascituro.Secondo la ricerca, pubblicata su Journal of Neuropathology and Experimental Neurology, l'azione protettiva resta tale anche dopo che il disturbo ha iniziato a svilupparsi. Si tratta di dati preliminari e da considerare con cautela, avvisano gli autori delle Università di Manchester e Lancaster (GB), che sperano di ottenere il via libera e poter iniziare trial clinici nelle donne in attesa di bambini con diagnosi di idrocefalo. La combinazione testata nello studio non è attualmente sul mercato e il team è alla ricerca di un finanziamento da parte di una casa farmaceutica interessata allo sviluppo del prodotto.
L'osteoporosi nelle donne si accompagna spesso ad ansia e depressione, che a loro volta possono portare all'isolamento sociale.Secondo i dati diffusi ad Atene da Adolfo Diez Perez dell'Autonomous University of Barcelona, a margine del congresso ECCEO 2009 (European Congress on Clinical and Economic aspects of Osteoporosis) sull'osteoporosi, il 40% delle pazienti sperimenta sintomi di depressione, il 58% vive uno stato di malessere e il 41% lamenta una riduzione della qualità della vita.
Inoltre, una donna con osteoporosi su due è costretta a convivere con il dolore, che in alcuni casi può durare anche più di 10 ore al giorno. "Non a caso - prosegue Diez Perez - le over45 passano più giorni in ospedale a causa dell'osteoporosi rispetto a molte altre malattie, inclusI diabete, infarto e cancro al seno".
Sono sempre più numerose le evidenze che un particolare tipo di smog sia associato all'aumento degli infarti e delle morti cardiovascolari.Il quadro emerge da un'analisi condotta da Robert Brook dell'University of Michigan e da alcuni colleghi americani dell'Università di Louisville. Lo studio condotto in sei città degli Stati Uniti ha rivelato che le persone muoiono prima se vivono in località inquinate e che la maggioranza di questi decessi è dovuta a cardiopatie. Inoltre, uno studio mondiale in 250 aree metropolitane mostra che i picchi di smog sono correlati all'aumento dei decessi per infarto. Un'altra ricerca, condotta a Salt Lake City, ha mostrato che quando la vicina acciaieria è stata chiusa per alcuni mesi c'è stato un calo della mortalità del 4-6% nella cittadina. Ma i tassi sono tornati alla normalità quando la fabbrica ha riaperto. Inoltre, è stato notato che entro 15 minuti dall'inalazione dello smog, si verifica un rapido aumento della pressione del sangue.
Grazie alla prima mappa delle aree del DNA legate al rischio di un attacco cardiaco precoce ora è possibile identificare il rischio cardiovascolarein che ne è portatore. "Abbiamo decodificato nel genoma umano i geni correlati alla predisposizione all'infarto miocardico giovanile, nonchè alle ricadute" spiega Diego Ardissino, direttore della Cardiologia presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. "Abbiamo scoperto che il genotipo rs1333040 accresce significativamente il pericolo. Per chi nasce ereditando un singolo gene della serie 9p21.3 si può stimare un aumento di rischio del 19%, mentre chi l'eredita da entrambe le proprie linee genetiche, paterna e materna, il pericolo arriva al 41%". Se si hanno precedenti familiari, o personali, per queste specifiche patologie il sospetto può essere correttamente accertato e chiarito con analisi del sangue. "Un esame da consigliarsi di routine a giovani e giovanissimi che vogliano intraprendere un'attività agonistica, i cui sforzi potrebbero al caso risultare altamente sconsigliabili", suggerisce l'esperto.
Meno sale, più verdura cruda e tanta acqua sono i consigli di Pier Luigi Rossi, specialista in Scienza dell'Alimentazione e primario all'Ospedale San Donato di Arezzo, per evitare le gambe pesanti e altri disturbi legati all'insufficienza venosa.La corretta alimentazione, dicono gli esperti, è uno dei pilastri per contrastare la malattia. "È importante - consiglia Rossi - ridurre il sale e, soprattutto, bere molta acqua ricca di minerali, consumare verdura cruda e 2-3 frutti al giorno. Il sale causa ritenzione idrica perchè i muscoli, con l'avanzare dell'età, perdono tono e di conseguenza acqua, che viene portata al di fuori delle cellule a causa del sodio. Minerali, come magnesio, potassio e calcio, al contrario, fanno in modo che il muscolo trattenga l'acqua all'interno delle sue cellule". Il consiglio è bere un bicchiere di acqua minerale con un residuo fisso superiore a 500 mg/l ogni ora durante il giorno. E per riattivare la circolazione e contrastare la perdita di tonicità, è importante fare attività fisica.
I pazienti con morbo di Alzheimer vanno incontro a un più rapido declino cognitivo se prima della diagnosi avevano elevati livelli di colesterolototale e di LDL e un'anamnesi di diabete . Per i pazienti con questa patologia sono disponibili poche opzioni terapeutiche in grado di migliorare la prognosi, mentre il controllo delle patologie vascolari potrebbe essere un modo di ritardare il decorso della malattia. Benchè già in precedenza i fattori di rischio vascolari siano stati studiati in qualità di fattori predittivi di morbo di Alzheimer, pochi studi hanno valutato la loro influenza sulla progressione della malattia. È stato invece ora dimostrato che la prevenzione o il trattamento dell'ipercolesterolemia e del diabete potrebbero potenzialmente rallentare il decorso del morbo di Alzheimer.
Il consumo di frutta e verdure a foglia larga è associato a un minor rischio di diabete di tipo 2, mentre il consumo di succhi di frutta potrebbe correlarsi a un aumento di tale rischio nelle donne. Dagli studi epidemiologici è noto che il consumo di frutta e verdura riduce la mortalità dovuta ad una varietà di condizioni fra cui obesità, ipertensione e malattie cardiovascolari, ma pochi studi prospettici finora avevano esaminato la correlazione fra apporto di frutta e verdura e rischio di diabete. L'associazione individuata in questa ricerca è indipendente dai fattori di rischio noti di diabete di tipo 2, come: età, BMI (indice di massa corporea), anamnesi familiare, fumo, uso di ormoni dopo la menopausa, consumo di alcool, attività fisica, apporto energetico totale e consumo di cereali integrali, noccioline, carni lavorate, caffè e patate. Va dunque osservata una certa cautela nella sostituzione di alcune bevande con succhi di frutta, onde considerare opzioni più sane, e la stessa cautela va prestata nell'affermare che tutti i succhi di frutta siano equivalenti a una portata di frutta vera e propria. La conclusione importante è che se frutta e verdura venissero usate per sostituire, per esempio, patate e derivati raffinati del grano si potrebbero ottenere benefici sostanziali.
Fonte: Diabetes Care online 2008, pubblicato il 4/4 * 16 aprile 2008
In Italia si registrano ogni anno quasi 200 mila casi di ictus (196mila): oltre 4mila di questi riguardano adulti sotto i 45 anni, e oltre 6mila adulti nella fascia di età 45-55 anni. Più esposti gli uomini, ma anche le donne, se dopo i 35 anni assumono contraccettivi orali, hanno l'abitudine al fumo e sono ipertese. Fra le principali cause di ictus giovanile vi sono anomalie vascolari o cardiache, oppure la dissecazione delle arterie carotide e vertebrale (per traumi al collo legati a incidenti, infortuni sportivi o manovre chiropratiche sbagliate). Ma tra i fattori di rischio è incluso anche l'abuso di droghe e alcol, avvertono gli specialisti. E mettono in guardia anche contro fumo, obesità, vita sedentaria, dieta scorretta, alterazione dei livelli di grassi nel sangue e diabete, e ricordano i 5 campanelli d'allarme per la diagnosi precoce dell'ictus: difficoltà a parlare, deficit di forza o sensibilità in un lato del corpo, mal di testa, disturbi visivi, vertigini o sbandamento.
Fonte: Adnkronos Salute