Entro i prossimi 25 anni i superbatteri potrebbero causare la morte di milioni di persone in tutto il mondo e costare all’economia globale poco meno di 2.000 miliardi di dollari all’anno. A determinarlo è una ricerca condotta dal Center for Global Development. I risultati mostrano che, senza un’azione concertata, l’aumento dei tassi di resistenza antimicrobica potrebbero comportare perdite annuali di PIL globale pari a 1,7 trilioni di dollari nel prossimo quarto secolo. Le economie più colpite sarebbero quelle di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, inasprendo le polemiche circa i recenti tagli drastici agli aiuti.
Consumare un avocado intero la sera può avere effetti positivi il mattino dopo nelle persone a maggior rischio di malattie cardiache a causa del pre-diabete. Almeno questo è quanto emerso da uno studio clinico condotto da Britt Burton-Freeman del Dipartimento di Scienze Alimentari e Nutrizione dell’Illinois Institute of Technology. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Current Development in Nutrition. I ricercatori hanno osservato che mangiare avocado la sera può favorire un metabolismo più sano dei trigliceridi la mattina successiva.
Una mutazione genetica, presente in circa il 5% dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule, è associata a una risposta più efficace e duratura all’immunoterapia. Lo dimostra un ampio studio internazionale coordinato dal Dana-Farber Cancer Institute in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) pubblicato sulla rivista Annals of Oncology che apre la strada a nuovi sviluppi terapeutici. L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento del tumore al polmone, ma solo una parte dei pazienti ne trae beneficio: comprendere perché alcuni rispondono e altri meno è una delle grandi sfide dell’oncologia di precisione. Oggi un passo importante arriva da uno studio che ha identificato nella mutazione del gene DNMT3A un potenziale biomarcatore di risposta all’immunoterapia nei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule. In parole semplici: è come se, nei tumori con questa mutazione, si accendessero dei “fari” che attirano meglio le difese immunitarie. I pazienti con la mutazione hanno mostrato tassi di risposta quasi doppi rispetto agli altri, oltre a una sopravvivenza globale significativamente più lunga.
La malattia di Lyme, causata dai batteri del genere Borrelia e trasmessa da zecche, può talvolta evolvere in forme croniche difficili da trattare. È stato ipotizzato che una delle ragioni alla base della persistenza dell’infezione risieda nella capacità di Borrelia di organizzarsi in strutture tridimensionali, una sorta di "pellicola protettiva" nota come biofilm. In sintesi, sono comunità di batteri immerse in una matrice formata da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici. Tale matrice può limitare la penetrazione degli antibiotici e compromettere l’efficacia delle risposte immunitarie del corpo umano, favorendo così la sopravvivenza della popolazione batterica. Lo rivela uno studio coordinato dall’Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS di Roma, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Lubiana e finanziato dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni e pubblicato su “Frontiers in Cellular and Infection. Microbiology-Veterinary and Zoonotic Infection”.
L’IRCCS di Candiolo ha documentato, tra i primi centri al mondo, la fattibilità di un nuovo tipo di approccio chirurgico robotico nel trattamento del tumore all’ovaio in stadio iniziale che, a differenza della tradizionale laparatomia o laparoscopia, prevede l’utilizzo di una sola “porta d’ingresso”. Questo significa che per rimuovere il tumore, nel nuovo tipo di intervento di chirurgia robotica avanzata il chirurgo esegue soltanto una piccola incisione di 3 cm a livello dell’ombelico, anziché i soliti 4/5 “accessi” di 2 cm circa l’uno, limitando in questo modo il numero delle cicatrici a 1 e riducendo il dolore post-operatorio, pur mantenendo la stessa efficacia e sicurezza degli interventi endoscopici tradizionali. Si tratta di un’evoluzione della chirurgia mini-invasiva.
L’inquinamento da metalli nel latte materno ha aumentato il rischio di problemi di crescita nei neonati delle donne Maya nella regione del bacino idrografico del lago Atitlán in Guatemala. Questo secondo quanto emerge da uno studio guidato dall’Università dell’Arizona e pubblicato su Environmental Pollution.
Con l’autorizzazione appena ricevuta dall’Aifa prende il via la prima sperimentazione in Italia della psilocibina, un composto estratto da alcune specie di funghi con proprietà allucinogene, per il trattamento della depressione nelle forme resistenti ai trattamenti tradizionali. Lo studio, finanziato con fondi PNRR e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha eseguito i test preclinici, sarà condotto presso la Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti, diretta da Giovanni Martinotti, con il contributo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università “D’Annunzio” e in collaborazione con la Asl Roma 5 e l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia.
Poche gocce nasali di ossitocina, somministrate dalla nascita, per una settimana, potrebbero bastare per prevenire patologie come l’autismo, la schizofrenia e l’ADHD. Infatti, l’ossitocina è in grado di riparare i difetti della barriera ematoencefalica, scudo del cervello contro le sostanze dannose, che risulta compromesso in alcuni disturbi psichiatrici e del neurosviluppo. A rivelarlo è uno studio internazionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e di Genova, coordinato da Francesco Papaleo, direttore del gruppo di ricerca Genetics of Cognition, con il supporto della Fondazione Telethon e appena pubblicato sulla rivista Brain.
L’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza, in particolare al particolato fine (PM 2.5), può aumentare il rischio di sovrappeso o obesità infantile. Questa è la conclusione di un ampio studio di meta-analisi paneuropeo condotto dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) e recentemente pubblicato sulla rivista Environment International.
Oltre 14 milioni di persone tra le più vulnerabili al mondo, un terzo delle quali bambini piccoli, potrebbero morire a causa dello smantellamento degli aiuti esteri statunitensi da parte dell’amministrazione Trump, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Lancet in coincidenza con una recente conferenza delle Nazioni Unite in Spagna orientata a rafforzare il settore umanitario in difficoltà.. “Per molti paesi a basso e medio reddito, lo shock risultante sarebbe paragonabile per portata a una pandemia globale o a un grave conflitto armato”, afferma Davide Rasella, coautore dello studio e ricercatore presso il Barcelona Institute for Global Health.
Un unico test di imaging per la valutazione simultanea delle arterie coronariche e del muscolo cardiaco, in grado di aumentare la risoluzione dell’immagine fino ad arrivare a vedere placche sottili come un capello, riducendo così di oltre il 50% il ricorso a un’indagine invasiva come la coronarografia diagnostica. È in funzione presso il Dipartimento di Diagnostica per Immagini, dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, la cardio Tac di ultima generazione, dotata di tecnologia “Photon-Counting”, che segna una svolta epocale per la diagnostica cardiologica.
Con le temperature estive roventi a bruciare non è soltanto la pelle, ma anche lo stomaco per 1 italiano su 4. Il caldo, unito ai “bagordi” delle vacanze, può infatti causare un peggioramento dei sintomi del reflusso gastroesofageo, una patologia che colpisce fino al 20% della popolazione italiana. Colpa di fattori come disidratazione, cambiamenti nelle abitudini alimentari e una digestione più lenta, i mesi più caldi possono trasformare il reflusso gastroesofageo in un incubo. Tuttavia, per i casi più gravi o refrattari alla terapia medica, le moderne tecniche chirurgiche offrono soluzioni efficaci, personalizzate e potenzialmente definitive. A fare il punto gli gli specialisti intervenuti al secondo congresso “Hot Topics in Functional Digestive Surgery Meeting”, promosso dall’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli e dalla Società Italiana Unitaria di Colon-Proctologia, a Napoli.
Dalla fermentazione dei principali sottoprodotti della produzione di olio d’oliva (sansa di oliva denocciolata) è possibile ricavare un nuovo alimento a base vegetale, con un significativo impatto prebiotico sul microbiota fecale di individui sani e con attività antiinfiammatoria dimostrata su modello animale. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Teramo, guidato da Aldo Corsetti e presentato nel corso del 45esimo congresso nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana.
I risultati di una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine supportano l’efficacia e la sicurezza di una terapia a base di isole pancreatiche derivate da cellule staminali pluripotenti allogeniche (ossia ricavate da donatore sano) per il trattamento del diabete di tipo 1 (zimislecel). Lo studio di fase 1-2 è stato condotto da un gruppo di ricercatori statunitensi ed europei e ha arruolato 14 persone con diabete di tipo 1, tutte sottoposte a follow-up di 12 mesi. Le prime due persone sono state trattate con 400 milioni di cellule infuse nel fegato, al fine di verificarne la sicurezza. Le successive 12 hanno ricevuto 800 milioni di cellule, per valutarne la funzionalità. In entrambe le coorti, la terapia cellulare è stata somministrata in associazione a un regime di immunosoppressione.
Un’analisi basata sull’Intelligenza artificiale (IA) ha rivelato un aumento globale dell’incidenza dell’artrite reumatoide dal 1980, con un incremento nelle fasce d’età più giovani e in un numero crescente di aree geografiche. Lo rivela uno studio condotto da Queran Lin, del Centro Collaborativo OMS per l’Educazione e la Formazione in Salute Pubblica presso la Facoltà di Medicina dell’Imperial College di Londra e della Divisione di Progettazione della Ricerca Clinica del Sun Yat-Sen Memorial Hospital di Guangzhou, insieme ai coautori Baozhen Huang, della City University di Hong Kong, e Wenyi Jin, dell’Università di Wuhan e della City University di Hong Kong, pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases.
Il 66,5% dei pazienti affetti da mielofibrosi è indipendente dalle trasfusioni dopo 24 settimane di trattamento con un nuovo JaK inibitore orale, recentemente disponibile anche in Italia. È il dato chiave emerso dallo studio clinico SIMPLIFY‑1, presentato all’ultimo Congresso europeo di ematologia. Anche nei pazienti già trattati con altri JAK-inibitori, il farmaco ha mostrato benefici significativi su anemia, splenomegalia e sintomi. La mielofibrosi è un tumore del sangue che colpisce circa 350 persone all’anno in Italia, con incidenza maggiore tra i 60 e i 70 anni.
In Italia 2 milioni i giovani fra i 16 e i 35 anni d’età hanno una malattia andrologica che, in 1 caso su 10, potrebbe compromettere la fertilità. Nonostante questo, meno del 5% dei giovani uomini si è sottoposto almeno una volta a una visita dall’andrologo, mettendo così a rischio le future probabilità di concepimento e alimentando l’emergenza denatalità. Per questo la Società Italiana di Andrologia (SIA), in collaborazione con Rotary Club Roma, con il coinvolgimento della SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana), e le istituzioni lancia il progetto “Il Rotary per la crescita della natalità: visita andrologica per 200.000 diciottenni”. L’iniziativa partirà da settembre 2025 inizialmente nelle scuole di quattro regioni campione (Lazio, Calabria, Campania, Trentino Alto Adige).
Identificate nuove varianti genetiche associate al rischio di sviluppare il Long Covid, che rappresenta una sfida crescente per i sistemi sanitari. Si tratta di una condizione debilitante che colpisce milioni di persone nel mondo anche mesi dopo la guarigione dall’infezione acuta da SARS-CoV-2, caratterizzata da sintomi come stanchezza cronica, difficoltà cognitive e respiratorie e dolore muscolare. Questo è quanto emerso da un ampio studio genetico internazionale, pubblicato sulla rivista Nature Genetics. Questo importante risultato è il frutto di un’eccezionale collaborazione scientifica a livello globale, che ha coinvolto 24 istituti di ricerca e ospedali internazionali, in 16 nazioni in tutto il mondo.
Un team dell’Università La Sapienza di Roma ha sviluppato un innovativo bioreattore - small Vessel Environment Bioreactor (sVEB) - capace di simulare fedelmente in laboratorio il microambiente tumorale umano, inclusa la vascolarizzazione e l’interazione con il sistema immunitario. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Biomaterials, rappresenta un importante passo avanti verso la medicina personalizzata.
Seguire una dieta ipocalorica potrebbe aumentare il rischio di sviluppare sintomi depressivi. A rivelarlo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto. Il team, guidato dallo scienziato Venkat Bhat, ha considerato le informazioni relative a 28.525 adulti, che tra il 2007 e il 2018 avevano partecipato all’indagine nazionale statunitense National Health and Nutrition Examination Survey. I risultati evidenziano che le persone in sovrappeso potrebbero essere particolarmente vulnerabili agli effetti di un’alimentazione di tipo restrittivo.