Lo stile di vita influisce sulla durata della vita di una persona. Ma per arrivare a spegnere cento o più candeline c'è bisogno di qualcosa di più. Secondo una ricercadel Riken Center for Integrative Medical Sciencee della Keio University School of Medicine in Giappone per diventare “supercentenari" ci vorrebbe un sistema immunitario unico nel suo genere. In uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori hanno scoperto che nelle persone particolarmente longeve c'è un aumento di cellule immunitarie chiamate linfociti T CD4. Queste cellule diventano citotossiche, sono cioè potenzialmente in grado di combattere cellule tumorali e attaccare i virus che provocano le infezioni.
Dal giardinaggio alla danza, passando per la corsa o il nuoto, qualsiasi tipo di attività fisica allontana il rischio di soffrire di declino cognitivo. Addirittura il movimento regolare può arrivare a dimezzare le probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Ad aggiungere una nuova voce alla lunghissima lista degli effetti positivi di un'attività fisica regolare è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles e dall’Università di Pittsburg in uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer's Disease.
In quasi la metà dei casi la risonanza magnetica identifica con precisione la malattia o le anomalie all’origine di un’aritmia ventricolare maligna, che possono sfuggire alle altre tecniche di imaging, consentendo di diagnosticare precocemente delle cardiopatie fatali. A dimostrarlo sono stati i ricercatori del Centro Cardiologico Monzino in uno studio pubblicato sulla rivista “JACC: Cardiovascular Imaging”.
“Le aritmie ventricolari maligne sono la causa di circa la metà delle morti cardiache improvvise, soprattutto nei giovani; solo la diagnosi precoce permette di intervenire prima che le alterazioni del ritmo cardiaco diventino fatali”, spiega il coordinatore dello studio, Daniele Andreini, responsabile dell’U.O. Radiologia e TAC Cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino e professore associato dell’Università degli Studi di Milano“Per identificare la cardiopatia che le determina - prosegue l’esperto - l’esame di riferimento è l'ecocardiografia, che però purtroppo non sempre rileva risultati patologici”.
Una donna con chili in eccesso fa più fatica di un uomo con lo stesso peso a resistere alle tentazioni della gola. Il cervello del gentil sesso, infatti, rende più difficile controllare la fame. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Policlinico San Donato, l’Università Vita-Salute San Raffaele, l’Ospedale San Raffaele di Milano e dell'Università degli Studi di Milano, in uno studio pubblicato sulla rivista Ageing. Nello studio sono stati coinvolti 222 soggetti anziani, sottoposti a Pet per correlare il metabolismo cerebrale con i diversi livelli di indice di massa corporea (Bmi).
Ricevendo da un donatore sano una parte di quei miliardi di organismi, soprattutto batteri, che normalmente popolano l’intestino è possibile vincere un’infezione spesso difficilissima e pericolosa, quella da Clostridium difficile. Uno studio senza precedenti, condotto presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, attesta in via definitiva l’efficacia del trapianto di microbiota intestinale. In particolare, i risultati dello studio dimostrano che questa strategia terapeutica aumenta la sopravvivenza di oltre un terzo rispetto alla terapia antibiotica e dimezza i giorni di degenza necessari al paziente, riducendo il rischio di gravi complicanze come la sepsi. Il verdetto finale favorevole alla nuova terapia è stato reso noto sulla rivista Annals of Internal Medicine.
E’ vero che il cervello ha bisogno di essere ripulito e questo “lavaggio” avviene ogni notte. Un gruppo di ricercatori della Boston University ha osservato che, mentre si dorme, il sangue presente nel cervello lascia spazio al liquido cerebrospinale, una sostanza incolore che circonda il cervello e il midollo spinale e regola la presenza del sangue nell’encefalo. Questo farebbe pensare a un vero e proprio sistema di pulizia del cervello che consente di eliminare le proteine tossiche che danneggiano la memoria.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, è il primo a far notare come questo liquido del cervello arriva a pulsare durante il sonno. Questi movimenti, secondo i ricercatori americani, sono strettamente legati all'attività delle onde cerebrali e del flusso sanguigno. “Sappiamo da un po' che ci sono queste ondate elettriche di attività nei neuroni”, dice la coautrice dello studio Laura Lewis. “Ma prima d’ora non ci rendevamo conto che in realtà ci sono anche onde nel liquido cerebrospinale”, aggiunge. Secondo gli studiosi questo lavoro potrebbe portare a tutta una serie di nuove intuizioni su una varietà di disturbi neurologici e psicologici che sono spesso associati a disturbi del sonno, tra cui l’autismo e il morbo di Alzheimer.
Si parla molto spesso di celiachia, ma quasi mai di “intolleranza”. Più precisamente di Sensibilità al Glutine Diversa dalla Celiachia (NCGS), una sindrome distinta dalla celiachia, caratterizzata da sintomi multi-sistemici intestinali ed extra-intestinali, collegati alla reazione dell’organismo ai cibi contenenti glutine. Mentre sappiamo che in Italia vi sono circa 100mila celiaci accertati, con almeno altri 500mila che non sanno di esserlo, la NCGS ha un’incidenza 6 volte superiore alla celiachia, riguarderebbe circa 3 milioni di italiani e il 6-7% della popolazione mondiale.
E' un po’ come farsi un rapido check-up ogni giorno senza dover uscire di casa. La possibilità di utilizzare il nostro smartphone per rilevare in modo accurato parametri vitali, quali la frequenza cardiaca e lo stato di stress, ci consente di tenere sotto controllo la nostra salute generale quotidianamente. Tutto questo senza dover necessariamente ricorrere a ulteriori periferiche o dispositivi indossabili, ma solo appoggiando al nostro corpo lo smartphone. A riuscire a estendere in modo così eccezionale le funzioni dello smartphone è stato un gruppo di ricercatori, guidato da Enrico Caiani del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano in uno studio pubblicato sulla rivista Sensors. Gli studiosi ci sono riusciti utilizzando gli accelerometri all’interno dello smartphone.
C’è una nuova buona ragione per evitare di mangiare troppo sale. Oltre a fare male alla salute cardiovascolare, esagerare con il sale può aumentare il rischio di soffrire di declino cognitivo. A dimostrarlo è stato uno studio condotto dal team del celebre scienziato italiano “trapiantato” in Usa Costantino Iadecola, del Weill Cornell Medical College di New York. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato condotto sui topi. Ma i ricercatori, consci della necessità di ulteriori approfondimenti, temono che i risultati possano valere anche per gli esseri umani. Lo studio, infatti, ha dimostrato come una dieta estremamente saporita può provocare nei topolini l’accumulo di tau modificata, una proteina associata a condizioni che causano demenza, fra cui l’Alzheimer.
Il cioccolato è da sempre considerato il frutto proibito dei diabetici. Concedersi qualche delizioso quadratino può far alzare pericolosamente la glicemia. Ma ora, per questi pazienti, arriva un cioccolato molto speciale, messo a punto pensando proprio ai loro bisogni. Si tratta del primo “cioccolato all’olio d'oliva”. Messo a punto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina interna e Scienze mediche dell’Università La Sapienza di Roma, questo cioccolato speciale contiene oleuropeina, una sostanza derivata dall’olio extravergine d'oliva, che contribuisce a tenere bassa la glicemia.
Il diabete in gravidanza potrebbe essere molto più pericoloso di quanto abbiamo pensato fino ad oggi. Uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha scoperto, infatti, un’altra possibile complicanza del diabete gestazionale: potrebbe compromettere le funzioni cognitive, per esempio la capacità di apprendimento e memoria, non solo del nascituro ma anche delle generazioni successive. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha anche concluso che è possibile “revertire” i danni al cervello mediante l’esercizio fisico e mentale.
Finora, gli studi sugli effetti delle malattie metaboliche sulla salute del cervello si sono concentrati sui pazienti stessi. “La nostra ricerca sottolinea come problemi metabolici durante la gravidanza possano ridurre la ‘plasticità’ del cervello anche nelle generazioni successive, compromettendone l’apprendimento e la memoria”, sottolinea Claudio Grassi, lo scienziato che ha guidato gruppo di giovani ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica. Lavorando su modelli animali di diabete gestazionale i ricercatori hanno osservato che i cuccioli delle femmine con diabete in gravidanza avevano ridotte capacità di apprendimento e memoria, come pure i “nipoti” e i “pronipoti”. Insomma il diabete in gravidanza sembra incidere sulle capacità cognitive di tre generazioni. Gli esperti hanno visto che il diabete gestazionale lascia il segno sul Dna dei cuccioli, alterando il funzionamento di alcuni geni “vita natural durante”.
Abbiamo un motivo in più per limitare il più possibile l’utilizzo di smartphone e tablet. Uno studio della Oregon State University suggerisce che l’esposizione prolungata alla luce blu emanata dagli schermi di device, come i cellulari, tablet, computer e tv, accelera l’invecchiamento, riducendo così la longevità. I risultati, pubblicati sulla rivista Aging and Mechanisms of Disease, vanno ad aggiungersi a quelli di altri studi che già in passato hanno sottolineato gli effetti negativi dell’esposizione alle lunghezze d’onda blu prodotte dai diodi luminosi.
La più semplice regola di igiene è anche la più disattesa: lavarsi le mani. Sebbene ci siano molte prove che dimostrano che questa buona abitudine può ridurre la diffusione di malattie, in particolare dopo essere stati in bagno, prima di mangiare o dopo aver viaggiato con i mezzi pubblici, solo il 5% delle persone lo fa correttamente ogni volta. Ma se si pecca già nel momento del lavaggio, si sbaglia ancora più spesso nell’asciugatura. C’è chi le asciuga male o non lo fa proprio. Quello che molti non sanno è che e le mani bagnate hanno maggiori probabilità di diffondere batteri rispetto alle mani asciutte e che, quindi, è fondamentale asciugarle correttamente. Capita, infatti, di insaponare le mani, sciacquarle e poi andarsene con le mani gocciolanti. È un piccolo errore innocente, ma in questo modo si diffondono germi e infezioni. Ovviamente questo problema si amplifica nei bagni dei locali pubblici. A puntare i riflettori sull’importanza dell'igiene delle mani, specialmente nella fase dell'asciugatura sono stati gli esperti di Dottoremaeveroche, il sito antibufale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici.
Può essere un marcatore prognostico nel tumore al polmone. La proteina CCRL2 può indicarci l’andamento e l’aggressività della malattia perché ha un ruolo cruciale nei meccanismi di difesa del nostro organismo. A scoprirlo è stato uno studio, sostenuto da Fondazione AIRC, diretto e coordinato dall'Università degli Studi di Brescia e Humanitas. I risultati, pubblicati che verranno pubblicati sulla copertina di novembre della rivista Cancer Immunology Research, dimostrano che CCRL2 è in grado di “proteggerci” contro i tumori del polmone, attivando nel nostro organismo una risposta immunitaria mirata.
Gli uomini che vogliono proteggere e migliorare la propria fertilità dovrebbero consumare ogni giorno grandi quantità di pomodoro. Più precisamente due cucchiai di passata di pomodoro concentrata al dì. A svelare questo insolito “antidoto” contro l'infertilità maschile è uno studio condotto dall’Università di Sheffield (Regno Unito) e pubblicato sull’European Journal of Nutrition. I ricercatori hanno scoperto che uno degli ingredienti principali della dieta mediterranea, immancabile condimento per pizza e pasta, può migliorare a qualità dello sperma di un uomo. Il pomodoro, infatti, contiene una sostanza antiossidante molto importante, chiamata licopene, collegata già in passato a numerosi effetti benefici per la salute, in particolare contro le cardiopatie e alcuni tumori.
Quando si soffre di depressione non ci si ritrova solo ad affrontare i sintomi già abbastanza invalidanti di questa malattia, ma è possibile anche imbattersi in molti altri disturbi. Uno studio australiano ha infatti scoperto che i pazienti con un disturbo dell’umore severo hanno un rischio dal 12 al 32 per cento più elevato di andare incontro a 22 patologie diverse. Stando ai risultati pubblicati sulla rivista Molecular Psychiatry, la depressione aumenta le probabilità di soffrire di asma, di disordini urinari, di patologie cardiovascolari, di ipercolesterolemia, di esofagiti, di gastroenteriti e così via.
In particolare, dall’analisi dei dati genetici di oltre 330mila persone è emerso che la depressione non è semplicemente associata a queste patologie, né è una loro conseguenza, ma piuttosto ne è una causa diretta. Senza contare che chi soffre di depressione grave ha un rischio di suicidio più elevato: dal 40 al 70 per cento dei pazienti ha pensieri suicidari, il 10-15 per cento dei gesti estremi si verifica in chi soffre di depressione. Per questo la Società Italiana di Psichiatria (Sip) chiede maggiore attenzione e risorse per i Servizi di salute mentale in modo da venire incontro alle necessità dei quasi 3 milioni di italiani con disturbi depressivi: oggi per questo settore si spende appena il 3,5 per cento della spesa sanitaria complessiva, a fronte di una necessità stimata in almeno il 5 per cento e un investimento dell’8-15 per cento negli altri Paesi del G7.
Tra i tantissimi benefici già noti dell’allattamento al seno, sia per il bambino che per la mamma, se ne aggiunge un altro: il latte materno, così come quello di Banca donato, proteggono il neonato da virus pericolosi nel periodo perinatale e da nuovi virus emergenti trasmessi da zanzare invasive da poco presenti in Italia. Lo dimostrano una serie di ricerche effettuate nell’ultimo anno presso la Città della Salute di Torino e recentemente pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali: l’attività antivirale contro Cytomegalovirus del latte umano è stata pubblicata sul Journal Pediatrics Gastroenterology Nutrition, quella sull'attività anti-Rotavirus (virus delle gastroenteriti) e anti-Virus Respiratorio Sinciziale (la prima causa di bronchiolite nel primo anno di età) verrà invece a breve pubblicata su Pediatric Research (). Altri due studi sull’attività antivirale del latte umano fresco e di Banca sono stati pubblicati su Frontiers in Pediatrics e Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology.
E’ tanto dolorosa e fastidiosa quanto è diffusa. La cervicalgia colpisce ben 15 milioni di italiani, 6 connazionali su 10. Non ci sono differenze tra uomini e donne, entrambi possono essere colpiti da quel dolore al livello del collo che si irradia alle spalle e che,nei casi più gravi, alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti. La buona notizia è che per evitarlo o attenuarlo ci sono semplici accorgimenti che si possono seguire nella vita di tutti i giorni, oltre che farmaci e cicli di fisioterapia. A tutti questi rimedi è stato dedicati il 12esimo Trauma meeting dell’Otodi (Ortopedici e traumatologi d’Italia), che si è tenuto di recente a Riccione.
Russare non è solo un gran fastidio per chi ci dorme a fianco. Ma può essere qualcosa di ben più serio e cioè una “spia di allarme” di una patologia vera e propria che predispone all’ictus. A puntare i riflettori sulla necessità di non sottovalutare l’abitudine a russare quando si dorme è A.L.I.Ce. Italia O.D.V. (Associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale). Secondo gli esperti, il semplice russamento può costituire il sintomo della cosiddetta Sindrome delle Apnee nel Sonno (OSAS - acronimo del termine inglese Obstructive Sleep Apnea Syndrome), con conseguenze plurime sulla qualità di vita delle persone.
Si tratta di un disturbo respiratorio che si manifesta esclusivamente durante il sonno, caratterizzato da episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree superiori complete (apnea) o parziali (ipopnea). Queste pause respiratorie, di durata superiore a 10 secondi e spesso riferite dal partner, sono accompagnate da russamento abituale, risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento, sonno notturno agitato, necessità di urinare spesso durante la notte, sensazione di bocca asciutta, cefalea al mattino e, in misura minore, sudorazione notturna eccessiva. La qualità di vita di chi è affetto da apnee notturne risulta significativamente alterata: la riduzione frequente del livello di ossigeno nel sangue e la cattiva qualità del sonno possono provocare, come dimostrato da numerosi studi a livello internazionale, il rilascio degli ormoni dello stress che, come tali, si rendono responsabili, come fattore di rischio, se non addirittura causa, di malattie cardio e cerebrovascolari (ictus cerebrale, ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale, infarto) e dismetaboliche (diabete, obesità). Non solo. È una patologia che, portando ad alterazione del sonno ristoratore della persona, può provocare sonnolenza diurna: basti pensare che i colpi di sonno alla guida causati da questo disturbo sono la causa del 7 per cento dei circa 170mila incidenti stradali che si registrano ogni anno nel nostro Paese.
C’è una nuova strada per impedire che l'epatite B diventi cronica. Ad aprila è stato un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e dell’Università Vita-Salute San Raffaele che ha prima scoperto il meccanismo dietro l’inefficacia del sistema immunitario e poi ha trovato una molecola, l’interleukina-2, per “riattivare” le nostre difese contro il virus. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nature, potrebbe diventare d'apripista per una nuova generazione di farmaci contro questa infezione che nel mondo colpisce più di 250 milioni di persone, risultando tra i primi fattori di rischio per il cancro del fegato. La ricerca è stata finanziata dallo European Research Council (https://erc.europa.eu/), da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dalla Fondazione Armenise-Harvard.
Il virus dell’epatite B (HBV) si trasmette per contatto con sangue infetto, per via sessuale o da madre a figlio durante il parto. Quest’ultima forma di trasmissione è la più diffusa in paesi come Africa e Cina, dove non è generalmente disponibile il vaccino contro HBV, molto efficace e in grado di proteggere il bambino se effettuato tempestivamente. Il contagio con HBV può dare origine sia alla forma acuta della malattia, che in genere si risolve entro pochi giorni, sia alla forma cronica, per cui non esiste oggi alcuna cura definitiva, ma solo delle terapie antivirali di contenimento. Nei pazienti colpiti da questa infezione cronica il sistema immunitario non riesce a debellare il virus responsabile della malattia, che continua a sopravvivere e riprodursi all’interno delle cellule del fegato. Al contrario di quello che accade quando un adulto contrae il virus, oltre il 90% dei bambini che vengono contagiati alla nascita sviluppano la forma cronica di epatite B.